La celebrazione del “Giorno del Ricordo” del 10 febbraio rievoca la tragedia delle popolazioni friulane e istriane che dal 1943 a tutto il 1946 furono soggette ad un vero e proprio genocidio, una pulizia etnica verso gli italiani in quanto tali, messa in atto dai comunisti jugoslavi di Tito e che portò al massacro di migliaia di persone, molte delle quali gettate nelle cavità carsiche naturali dette appunto FOIBE e che non risparmiò bambini, donne e anziani.
Ma sarebbe un grave errore pensare di celebrare una ricorrenza “di parte” ed avere la coscienza a posto senza porsi il problema delle altre vittime. Per questo motivo vogliamo ricordare in questo giorno tutte le vittime dei totalitarismi, i quali, in nome di una classe o di una razza, misero in atto l’eliminazione di milioni di persone. Ma la Storia non sempre è maestra di vita, se, nel corso della Storia stessa, errori e tragedie si sono ripetuti, se oggi in molti Paesi le libertà fondamentali dell’uomo sono violate, se la libertà di culto e di religione è negata. Ma non possiamo neppure tacere sugli innumerevoli crimini commessi in nome della democrazia. Infatti, in nome dei principi democratici di libertà, fraternità e uguaglianza fu sterminato il popolo francese della regione vandeana, ed a seguire sappiamo di quanto la barbaria umana sia stata capace. E per concludere sarebbe molto curioso, per i pochi informati, andare alla ricerca di chi permise l’affermarsi del comunismo e del nazionalsocialismo e di scoprire che le fonti finanziarie furono le stesse. Allora, per una memoria condivisa, bisogna prima di tutto studiare e comprendere gli avvenimenti che hanno determinato la storia sforzandoci di guardarli senza i deformanti occhiali dell’ideologia. Forse allora capiremo che i morti delle foibe non sono diversi da quelli di Auschwitz e quelli dei gulag non sono diversi da quelli di Dresda, Hiroshima e Nagasaki, accomunati dallo stesso desiderio di vivere che gli è stato negato dopo immani sofferenze.
Cantiere Laboratorio
Ma sarebbe un grave errore pensare di celebrare una ricorrenza “di parte” ed avere la coscienza a posto senza porsi il problema delle altre vittime. Per questo motivo vogliamo ricordare in questo giorno tutte le vittime dei totalitarismi, i quali, in nome di una classe o di una razza, misero in atto l’eliminazione di milioni di persone. Ma la Storia non sempre è maestra di vita, se, nel corso della Storia stessa, errori e tragedie si sono ripetuti, se oggi in molti Paesi le libertà fondamentali dell’uomo sono violate, se la libertà di culto e di religione è negata. Ma non possiamo neppure tacere sugli innumerevoli crimini commessi in nome della democrazia. Infatti, in nome dei principi democratici di libertà, fraternità e uguaglianza fu sterminato il popolo francese della regione vandeana, ed a seguire sappiamo di quanto la barbaria umana sia stata capace. E per concludere sarebbe molto curioso, per i pochi informati, andare alla ricerca di chi permise l’affermarsi del comunismo e del nazionalsocialismo e di scoprire che le fonti finanziarie furono le stesse. Allora, per una memoria condivisa, bisogna prima di tutto studiare e comprendere gli avvenimenti che hanno determinato la storia sforzandoci di guardarli senza i deformanti occhiali dell’ideologia. Forse allora capiremo che i morti delle foibe non sono diversi da quelli di Auschwitz e quelli dei gulag non sono diversi da quelli di Dresda, Hiroshima e Nagasaki, accomunati dallo stesso desiderio di vivere che gli è stato negato dopo immani sofferenze.
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